Conservazione cellule staminali per uso personale: quando la pubblicità inganna le mamme!
Molte banche private di cordone ombelicale dovranno rivedere i propri messaggi pubblicitari ed offrire alle mamme informazioni corrette sulle reali potenzialità di cura legate all’utilizzo dei cordoni ombelicali conservati all’estero.
L’Autorità Garante ha emanato dei provvedimenti per i quali “la nuova formulazione dei messaggi e l’insieme delle informazioni complessivamente veicolate dalle aziende potranno consentire ai genitori di decidere se attivare il servizio di conservazione del cordone all’estero in maniera consapevole, avendo a disposizione tutti gli elementi necessari anche relativamente ai punti più controversi, considerando sia l’attualità e la continua evoluzione della materia, sia la delicatezza e il tecnicismo di tematiche relative alla salute e alla cura di patologie”.
Ecco i messaggi potenzialmente ingannevoli
Tra i messaggi non corretti rilevati dall’Antitrust figurano le reali applicazioni terapeutiche delle cellule staminali emopoietiche cordonali, la numerosità dei trapianti effettuati distinti nelle due tipologie (autologhi, oggetto del servizio acquistato all’estero dai futuri genitori, e allogenici, con campioni messi a disposizione dal Servizio Sanitario Nazionale attraverso la rete delle banche del sangue per le donazioni solidaristiche), la compatibilità genetica in ambito familiare e le problematiche da superare per l’eventuale rientro dei campioni in Italia per un loro utilizzo. E ancora: la garanzia della durata della conservazione dei campioni di sangue che risultano dalla letteratura scientifica (15-16 anni) a fronte del periodo anche più lungo (20/25 anni) relativo al servizio di conservazione offerto dalle banche estere (15-16 anni).
La verità….
La conservazione autologa delle cellule del cordone ombelicale per un eventuale trapianto delle staminali del sangue e’ nella stragrande maggioranza dei casi inutile, sia perché’ le cellule generate dalle staminali del paziente possono non essere in grado di riconoscere come estranee le cellule malate (nel caso di malattie del sangue come la leucemia), sia perché le staminali potrebbero contenere cellule malate residue, in grado addirittura di far ricomparire la malattia stessa. E’ questa l’avvertenza contenuta nel dossier del Ministero della Salute intitolato “Uso appropriato delle cellule staminali del sangue del cordone ombelicale”, elaborato per fare chiarezza sulla donazione autologa e su quella allogenica a seguito dell’ordinanza ministeriale datata 26 febbraio 2009 che vieta la conservazione del cordone nelle bio-banche private italiane.
Cosa dice l’ordinanza del Ministero della Salute
Nel documento redatto dal Ministero si afferma che il principio che la conservazione del sangue da cordone ombelicale rappresenta un interesse primario per il servizio sanitario nazionale. Autorizza la conservazione per uso allogenico (cioè in favore di persone diverse da quelle da cui le cellule sono prelevate), a fini solidaristici, in strutture pubbliche a ciò dedicate. E’ consentita, inoltre, la conservazione di sangue da cordone ombelicale per uso dedicato al neonato stesso o a consanguineo con patologia in atto al momento della raccolta, “per la quale risulti scientificamente fondato e clinicamente appropriato l’utilizzo di cellule staminali da sangue cordonale, previa presentazione di motivata documentazione clinico sanitaria”. La conservazione per uso personale è permessa anche nel caso di famiglie a rischio di avere figli affetti da malattie genetiche per le quali risulti clinicamente appropriato l’utilizzo di tali cellule. In questi casi si tratta di “donazione dedicata” e le cellule staminali, conservate gratuitamente nelle banche italiane, sono ad esclusiva disposizione del soggetto al quale sono state dedicate in ragione della sua patologia. La conservazione, autorizzata dalle Regioni e senza oneri a carico dei richiedenti, avviene nelle strutture trasfusionali pubbliche ed in quelle indicate dalla legge 219/2005. E’ vietata l’istituzione di banche per tale conservazione presso strutture sanitarie private e ogni forma di pubblicità ad esse connessa.
Esportazione di campioni di sangue all’estero
Per i genitori – precisa ancora il documento ministeriale – rimane in vigore la possibilità di esportare presso strutture estere campioni di sangue da cordone ombelicale per uso autologo (personale), per i soggetti interessati che ne fanno richiesta, se autorizzati dal ministero. La richiesta di autorizzazione, contenente tutte le informazioni indicate nel modulo allegato all’ ordinanza (tra cui i dati anagrafici dei genitori richiedenti, idonea certificazione della struttura ove viene raccolto il campione) deve pervenire al seguente indirizzo: Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali- Direzione generale della prevenzione sanitaria – Ufficio VIII – Via Giorgio Ribotta, 5 – 00144 Roma, a mezzo raccomandata, in tempo utile e comunque almeno entro i tre giorni lavorativi precedenti la data di spedizione del campione di sangue cordonale. La conservazione presso banche operanti all’estero, quando ricorrono i requisiti indicati e previo consulto con il Centro Nazionale Trapianti, avviene a spese dei richiedenti.
In fuga dall’Italia oltre 60mila cordoni ombelicali
Secondo il rapporto Il dibattito sul sangue del cordone ombelicale – diffuso ad agosto 2011 dall’Adoces (Associazioni donatori cellule staminali) – la conservazione dei cordoni ombelicali è un business estremamente vantaggioso per le banche private estere e per le agenzie e società di intermediazione affiliate (circa 27) che operano in Italia. “Le loro proposte – si legge nel documento – sono evidentemente molto convincenti se a oggi più di 60.000 unità di sangue del cordone ombelicale sono state esportate dall’Italia e sono conservate in banche private, con una spesa non inferiore a 150.000.000 di euro”. Al contrario, la via della donazione solidale – conclude il rapporto – ” è piu’ efficace visto che sono stati possibili, dal 1995 a oggi, 1.035 trapianti con sacche provenienti dalle banche in Italia, di cui 129 solo nel 2010 e 36 nei primi cinque mesi del 2011. E’ anche la via piu’ sicura, in quanto rispetta prima le esigenze del neonato e della madre (clampaggio tardivo del cordone compreso)”.