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L’acquaticità neonatale

L’acquaticità neonatale

Nell’acqua il feto inizia il legame con la propria madre: alla nascita tutti viviamo il trauma dell’acqua per il passaggio all’elemento aria.

Fin dai primi giorni di vita per il neonato può essere gratificante mantenere viva la memoria di quel “caldo oceano”, non solo per farsi cullare e sostenere, rivivendo le sensazioni endouterine, ma anche per arricchire il rapporto intimo con i propri genitori e fortificare il proprio corpo. Per potenziare la confidenza e la conoscenza reciproca genitori-bebè, può essere utile l’utilizzo della vasca da bagno di casa (non è raccomandabile portare bambini troppo piccoli in una vasca trattata con cloro) e stimolare il neonato a conoscere se stesso e l’ambiente circostante sotto la protezione dei genitori, magari mentre lo si allatta, in un ambiente acquatico che lo riporta al liquido amniotico.

Intorno al terzo mese di vita (dopo le prime vaccinazioni)  si possono portare presso strutture specifiche: immergerli in acqua li aiuterà a ritrovare quell’ambiente accogliente lasciato con la nascita, l’assenza di forza di gravità li avvolgerà nell’abbraccio caloroso del genitore che sarà protagonista, insieme al bambino, di un’esperienza emotiva forte. Non saranno necessarie grandi attrezzature, fonti di distrazioni o evoluzioni ginniche: i neonati prenderanno, o meglio ancora manterranno, quella innata confidenza con l’acqua, che li porterà con maggiore calma e maggiore consapevolezza a saper cogliere le proprie emozioni e sperimentare la libertà di movimento.

A questo scopo sarebbe utile che l’esperienza acquatica avvenisse in un ambiente tranquillo, caldo e accogliente: è constatato che l’acqua ha effetti positivi sul bambino: i movimenti, l’accrescimento fisico e psicologico sono facilitati attraverso lo scambio di informazioni sensoriali, in acqua non è necessaria la comunicazione verbale, bastano quella istintiva ed intuitiva!

E’ importante che in acqua si agisca secondo l’età del neonato: sicuramente la presenza del genitore è una fonte di sicurezza per lui.

Entro il terzo mese il neonato dovrebbe entrare in acqua senza alcun timore: è fondamentale che il genitore sia a stretto contatto con il piccolo e rispetti la necessità del bambino di voler percepire il massaggio dell’acqua sul corpo.

Entro il sesto mese il neonato potrebbe richiedere di avere più contatto con l’ambiente circostante e voler stare seduto in acqua; solitamente apprezza di poter giocare con qualcosa di familiare.

Verso l’ottavo mese, se il bambino ha sempre frequentato l’ambiente acquatico può fare immersioni disinvolte in acqua e apprezza i giochi “più bagnati”; se inizia da adesso a frequentare la piscina deve conoscere l’ambiente ed è inutile forzarlo, meglio che sia il genitore ad introdurlo all’insegnante….

Per i bambini diversamente abili normalmente l’attività acquatica è molto apprezzata; il massaggio e la terapia in acqua sono molto indicati sia a livello fisico che psicologico: risultano utili nei casi di debolezza muscolare, miopatie e contratture.

Prima di portare il neonato in acqua non sottovalutate il vostro atteggiamento: il bambino avvertirà subito se voi siete ansiose e si rifiuterà di collaborare. Mi auguro che siate genitori attenti alle necessità di vostro figlio, che sappiate stupirvi e meravigliarsi di ogni evoluzione senza voler ottenere troppo… Essere genitore è un ruolo impegnativo e di responsabilità ma per giocare in acqua e necessario saper tornare bambini!